Avventure erotiche
di improponibile audacia


Nell'estate del 1997 andai un sabato e una domenica con la nave a Tallinn in Estonia. La Mirja, all'ultimo momento non partì e così feci io il solitario turista.
Domenica mattina presi un taxi per andare al mercato di Mustamäe che è circa cinque chilometri dal centro. Allora a Mustamäe c'era, ancora il mercato delle pulci che conveniva andare a vedere. Appena seduto nel taxi il tassista mi chiese in un finnico che suonava all’incirca cosî: “C'è problema donna? Problema donna io potere aiuto. Io portare da giovane ragazza, una ora, duecento finnici markka.”
Forse non avrà capito che c'era ironia nella mia risposta: "No, grazie, il problema donna è rimasto a casa e mi basta quello." Non rispose e non mi parlò più fino all'arrivo.
Io intanto guardavo dal finestrino gli orribili colossali palazzoni costruiti dai sovietici. Grigi, tutti uguali, in condizioni pietose, con centinaia di finestre, viene la malinconia. Alcuni con terrazzi straboccanti di masserizie, finestre senza vetri dove c'è stata messa la plastica. Fuori da molte finestre ciondolano sacchetti o vecchie borse, hanno la funzione di tenere la roba al fresco. Pensavo che dietro una di quelle finestre ci poteva essere la giovane ragazza che si concedeva a duecento per un'ora. Salendo le scale a piedi fino al decimo piano fra il puzzo di vecchie frittate e gabinetti intasati - ce ne è solo uno per piano - sarei entrato nella romantica alcova. Ci sarà stata la vecchia madre che cuoceva cavolo e cipolle e dietro una tenda la risoluzione del mio problema.
Eccola: quaranta anni, cotta dall'alcool, gli manca alcuni denti, ma alcuni sono d’oro, parla solo russo, ma avrà detto alla numerosa prole: "Andate a giocare in cortile, la mamma lavora." Poi mi avrebbe indicato la branda con un lenzuolo lavato venti clienti prima e... per fortuna eravamo arrivati nella piazza di Mustamäe, pagai e andai a vedere il mercato. Al ritorno presi l'autobus.
Nell'estate del 1998 andammo con la Mirja a passare quattro giorni a Praga. La prima sera mentre Mirja si riposava i piedi andai a fare un giretto intorno all'albergo.
Mentre guardavo la facciata di una chiesetta fui avvicinato da una spilungona che in ottimo inglese mi chiese se sapevo il nome della chiesa. Io risposi che non lo sò anche perché sono arrivato la mattina in città. E questa tutta contenta a chiedere da dove vengo, cosa ho visto e cosa farò domani. Io intanto pensavo all'efficace sistema di attaccare che aveva avuto, molto professionale. E giù a chiacchierare tutta contenta come se avesse trovato un vecchio amico. Poi dice:"Andiamo a sederci da qualche parte, beviamo qualcosa per festeggiare. Io cominciavo ad averne abbastanza di stare con questo magro spaventapasseri e dissi che dovevo rientrare perché la mattina dovevo svegliarmi molto presto. E tornai in albergo.
Cosa sarebbe successo se io fossi andato davvero a trovare la giovane ragazza a Tallinn o a festeggiare con un bicchiere di birra a Praga? Si, lo so che vi dividete fra le malattie e le botte della moglie, ma posso quasi scartare la prima ipotesi.
Ecco come sarebbe andata a Tallinn: la giovane ragazza mi avrebbe fatto avere, mettendosi su un dito o su un capezzolo le gocce medicinali per gli occhi. Gocce che se ingerite hanno la facoltà di atterrare, come si dice con un termine di pugilato, per K.O., cioè fanno perdere la conoscenza per qualche tempo. Denudato di tutto sarei stato messo a dormire in un cassone della spazzatura. Forse qualcuno mi avrebbe trovato, ma potevo anche finire alla discarica. Dove sono stato, chi denuncio? Nessuno avrebbe visto niente.
E a Praga sarebbe bastato un attimo di disattenzione o lasciando il bicchiere incustodito che la spilungona ci avrebbe messo dentro o sul bordo il medicinale. Appena fuori conoscenza mi avrebbe lasciato li a dormire sul tavolo, però senza portafoglio, andandosi a comprare qualche regalino con le mie carte di credito.

ottobre 2001