Pur di stare in sella a te
io per l'eternità mi smarrirei


Era molto tardi quella sera di fine aprile del 1962, quando partii da Calco verso Milano.
La cena coi cugini si era allungata col caffè, il dolce e una infinità di chiacchiere.
L'aria fresca della notte mi teneva bene sveglio in sella alla Lambretta. Arrivare a Monza fu facile, c'era una sola strada, ma da lì in avanti dovevo stare attento dove andare e quale strada imboccare.
La Morettina era ad aspettarmi in un campeggio in Via Chiesa Rossa, all'inizio della statale per Pavia, dall'altra parte della città.
Era forse la terza volta che ero a Milano, avevo una vaga idea della città, ma avevo con me una buona carta stradale. Decisi che forse era meglio fare i viali di circonvallazione che andare diritto attraverso il centro. Dal centro c'ero passato la mattina e non era stato difficile, anche se c'era molto traffico, con la Lambretta era sempre possibile fermarsi a controllare la carta.
Arrivai a Piazzale Loreto e girai verso viale Brianza.
Faccio i viali e arrivo subito, questo era il mio pensiero.
Al Piazzale Maciachini mi persi, però trovai la direzione giusta verso Viale Jenner. Il traffico quasi non esisteva per fortuna, però mancava il sole che mi avrebbe aiutato ad orientarmi.
A Piazzale Lotto mi aspettavo già di vedere qualche indicazione "per Pavia". Si dice che di notte tutti i gatti sono grigi, ed è vero, così pure i nomi delle strade diventano illeggibili.
Vidi che a una lontana fermata del tram c'era gente ferma. Pensai che mi sarei fermato a chiedere indicazioni. Da una strada laterale arrivò il tram, la gente salì velocemente e quando io arrivai alla fermata non c'era più nessuno. Che indicazioni avrei chiesto? Forse la tipica: "Scusi, vado bene andando avanti da qui?"
Ancora avanti, il lungo Viale Bezzi non finiva, ormai ero certo che stavo facendo il giro intorno alla città. Ad ogni momento pensavo di ritrovarmi a Piazzale Loreto. E per le strade non c'era nessuno. Ma era possibile che Milano fosse così grande? A Firenze ero abituato a fare i viali e arrivavo subito dall'altra parte della città.
Cominciavo ad avere freddo, gli occhi pesanti, mi sentivo quasi un penitente condannato a fare il giro dei viali senza mai arrivare a destinazione. Ormai andavo avanti come un 'automa, dove sono? Viale Cassala? Sono ancora a Milano? Viale Liguria... mi svegliai dal torpore. Che Viale Liguria sia dalla parte della Liguria? Riconobbi una pubblicità che avevo visto la mattina e mai la Crema Nivea mi dette così grande piacere.
Trovai il campeggio, la tenda. Mi fecero entrare zitto zitto spingendo la Lambretta a motore spento.
Da Piazzale Loreto forse un'ora di viaggio per arrivare a Via Chiesa Rossa. Più o meno, però a me le ore sembrarono almeno tre!


2006
presentato al Concorso letterario del Corriere della Sera
Vivimilano insessantarighe un'ora da raccontare